I Valori dello Scoutismo
Ottimismo
Lo scout guarda al lato positivo in ogni cosa, scopre il buono che c’è in ciascuno; rifiuta tutto ciò che offende l’uomo e lo rende schiavo, cominciando dalle cattive abitudini, dalla pigrizia, dallo scetticismo, dall’indifferenza, fino a respingere la violenza, la prepotenza ed ogni sorta di ingiustizia. Guarda alla vita come ad un “grande gioco”, con spirito di avventura, “butta il cuore oltre l’ostacolo”, dà un calcio all’impossibile; accetta anche l’insuccesso, non come sconfitta ma come stimolo a rialzarsi e ricominciare; ha il coraggio della fatica, della costanza e della fedeltà nelle piccole come nelle grandi scelte, consapevole che la coerenza ai grandi ideali si dimostra nelle piccole cose di ogni giorno.
Amore per il creato
Lo scout ama la vita, gode della bellezza, in particolare scopre la bellezza della natura, il grande libro che Dio ci ha dato perché, attraverso di essa, scopriamo la Sua bellezza: rispetta la natura, ne segue i ritmi, la osserva con stupore ed umiltà e così impara l’attesa, acquista il senso del limite, lo spirito di sacrificio; prova timore verso ciò che è più forte di lui, ma anche gode i silenzi della natura e si apre alla contemplazione. Sapendosi creatura si sente parte del mondo creato e di esso responsabile; sente, perciò, l’urgenza di agire per la sua difesa e salvaguardia, ed inizia avendo cura di se stesso, della propria persona, del proprio corpo.
Spirito di servizio
Lo scout non tende soltanto ad “essere buono”, ma piuttosto ad essere attivo nel fare il bene; si guarda intorno con attenzione e per rendersi utile cerca di approfondire le sue competenze, capacità progettuali ed abilità tecniche: ne potrà scaturire non solo un forte senso del proprio dovere, ma anche una più matura professionalità e la coscienza che il lavoro va vissuto come servizio. La famosa “buona azione” è scuola di attenzione agli altri; gratuità, generosità ed altruismo divengono gradatamente vero e proprio spirito di servizio, capacità di donare e di donarsi.
Senso di responsabilità
Lo scout ha il coraggio della lealtà, della sincerità, dell’impegno, ed è pronto ad assumersi le proprie responsabilità come nel piccolo gruppo di amici, così nella vita. Nella piccola comunità gioca un ruolo attivo, in armonia con gli altri ed imparando a lavorare insieme; quest’attitudine lo aiuterà, poi, ad inserirsi con originalità nel contesto sociale e politico in cui avrà occasione di vivere, ad operare disinteressatamente per il bene comune, a partecipare alla vita sociale come cittadino attento, capace di collaborare con quanti sono animati da buona volontà, valorizzando ciò che unisce, senza intolleranze o integralismi.
Pace e fraternità internazionale
La diversità delle idee e dei valori non sarà un ostacolo o una barriera, ma sarà vissuta come occasione di dialogo, nella consapevolezza che la pluralità, rispettosa delle diverse individualità, costituisce reciproco arricchimento. Le prime esperienze di contatti con ragazzi di tutto il mondo allargano l’orizzonte dello scout, che si sente così “cittadino del mondo”; lo scout ha, quindi, rispetto degli altri ed in ogni uomo vede un possibile amico a cui guardare con fiducia; ha fortissimo l’istinto della pace e guarda al mondo intero in una visione di mondialità intesa come fraternità internazionale: sente come sue le problematiche globali del rispetto dei diritti dell’uomo e dei popoli, del dialogo e del superamento dei conflitti, dello sviluppo e della solidarietà.
L’autoeducazione
L’intuizione del fondatore è qualcosa di assai semplice: osservare il ragazzo per coglierne i desideri e le attese profonde, far leva sulle sue capacità e qualità ed offrirgli occasioni stimolanti in grado di valorizzarle. Educare non significa, quindi, inculcare valori, idee, comportamenti, ma favorire l’autoeducazione, aiutando il ragazzo a “tirare fuori” il positivo che ha in sé, in un contesto di esperienze vissute volentieri e liberamente, insieme ad altri amici suoi pari e guidato da un adulto educatore (il “capo”). Il compito del capo “è quello di far esprimere liberamente ciascun ragazzo scoprendo ciò che vi è dentro, e quindi di prendere ciò che c’è di buono e di svilupparlo”, sapendo che “anche nel peggiore carattere c’è il 5% di buono. Il gioco consiste nel trovarlo e quindi svilupparlo fino all’80-90%”.
La fiducia, chiave di ogni relazione educativa
Il capo che accompagna i ragazzi ha un ruolo decisivo: deve essere per loro non tanto un maestro quanto piuttosto un fratello maggiore, deve sapersi fare “uomo-ragazzo”, capace cioè, di vivere insieme con loro le esperienze che propone. Nel servizio educativo il capo si gioca per intero testimoniando le scelte ed i valori che lo sostengono. Alla base del rapporto capo/ragazzo ci sarà, pertanto, la fiducia, da dare ai ragazzi prima ancora di poterla meritare da loro. Il gruppo scout diviene così un ambiente educativo gioioso e stimolante, capace di formare il carattere e la personalità dei ragazzi inducendo in loro una seria autodisciplina, il senso del dovere e della lealtà, la cura ed il rispetto della propria persona e degli altri, l’amore per il creato e la vita all’aria aperta, uno stile di vita essenziale e sobrio, l’amore per la libertà e la capacità di assumersi le proprie responsabilità nel mondo, la disponibilità a rendersi utili ed aiutare gli altri, la generosità e la gratuità che si trasformano in spirito di servizio.
La proposta religiosa come via alla felicità
Una religiosità che porta a riconoscersi figli di Dio ed a voler utilizzare al meglio la vita ed i talenti che ci ha donato: B.-P. non ha voluto associare lo Scoutismo ad una confessione religiosa per non creare ostacoli all’universale fraternità, ma, da persona di fede riteneva la dimensione religiosa determinante per la felicità di ogni uomo (“Se vuoi veramente intraprendere la strada verso il successo, cioè verso la felicità, devi dare una base religiosa alla tua vita”) ed invitava tutti gli scout del mondo a vivere con gioia e fedeltà ciascuno la propria esperienza religiosa: “Gioca nella squadra di Dio”.